Foto storica
Dopo la seconda guerra mondiale
Dopo la Seconda Guerra Mondiale la struttura subì delle modifiche. Gregorio, il figlio di Raffaele, prese in mano la gestione dell’Albergo e, insieme alla moglie Eva e ai loro cinque figli, lo ampliò aggiungendo due nuovi piani.
Gregorio diresse l’Albergo fino agli anni ’70 quando la sua scomparsa ne segnò un cambiamento significativo: la sua famiglia, infatti, decise di cedere l’Albergo in affitto al Comune che lo utilizzò per oltre vent’anni come sede del comando dei vigili urbani. La struttura, ormai privata della sua funzione originaria, iniziò a deteriorarsi e a perdere l’antico fascino mantenuto per oltre cinquant’anni.
Solo sette anni fa Barbara e Bruno Bertucci, nipoti di Gregorio Cerminara, hanno deciso di riportare in vita l’Albergo Centrale. Con determinazione e passione si sono impegnati nel riavviare l’attività di famiglia e far tornare la struttura al suo antico splendore.
Oggi l’Albergo è di nuovo un simbolo della città, una testimonianza viva della sua storia e della dedizione di una famiglia che ha voluto mantenere viva una tradizione ultracentenaria.
Dal 1920
L’Albergo Centrale sorge nel cuore della città, un luogo ricco di storia locale e ricordi tramandati di generazione in generazione. La sua storia inizia nel 1920 quando Raffaele Cerminara, bisnonno degli attuali proprietari, ottenne la concessione da parte della Santa Sede di affiancare a ciò che restava dell’antica Chiesa di San Giovanni la struttura che avrebbe ospitato il suo Albergo.
Il complesso iniziale era molto semplice, costituito da un piano terra con giardino e un primo piano con poche stanze.
Raffaele, tuttavia, insieme a sua moglie, seppe trasformare quel piccolo edificio in un vero e proprio punto di ritrovo per la comunità: quel giardino divenne in poco tempo, infatti, il salotto della città. Allo stesso tempo, anche la reputazione dell’Albergo iniziò a crescere, attirando personaggi illustri che facevano tappa lì durante i loro viaggi alla scoperta del Sud Italia, come testimoniano le cronache cittadine.
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